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ISSN: 2333-9721
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Between  2012 

“The Scarlet Letter". An Aporetics of Reading and Judgment The Scarlet Letter: per un'aporetica della lettura e del giudizio

Keywords: identificazione , drammatizzazione , lettura , lettore , testo , giudizio , giuria

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Abstract:

Divided between the identification with Hester Prynne and the dramatization of his role as juror forced to be inscribed in the interpretive community inside the text, the reader of The Scarlet Letter finds himself in a position that undermines both reading and judgment. By making the reader assume a point of view that contrasts with his own sympathy for Hester, the rhetorical strategy of this novel carries him to recognize, at the end of the reading, how his judgment relies on unconscious prejudices. Bound to judge, the reader is also bound to judge himself in judging and to reconsider the intrinsic blindness that allows him his own insight. Reading (read: judgment) turns into a reflexive activity that deconstructs reader’s rights to read (to judge, of course). Diviso tra l’identificazione con il personaggio di Hester Prynne e la drammatizzazione del proprio ruolo di giurato popolare che lo inscrive nella comunità interpretativa interna al testo, il lettore di The Scarlet Letter assiste al realizzarsi, in sé, di una scissione tra voler-leggere e dover-leggere tale da minare alle fondamenta lettura e, dunque, giudizio; tutt’altro che maestro diretto di imparzialità, il romanzo svela, attraverso una calcolata strategia retorica, l’esser-situata di ogni prospettiva giudicante, l’inconsapevole assunzione di un punto di vista opposto agli investimenti emotivi cui il testo stesso invita: la tirannia dello sguardo, insomma, è a sua volta sottomessa al potere di un meccanismo che dello sguardo orienta l’angolazione, costringendo l’osservatore a prendere coscienza di quanto la sua visione non sia tanto esito di una scelta quanto, piuttosto, di un’originaria cecità. Se il lettore, in una certa misura, è giudice, né l’uno può decidere della propria lettura né l’altro del proprio giudizio: aporia, questa, che segnala come il risultato estremo del leggere e del giudicare sia, in entrambi i casi, la contestazione del diritto di compiere la medesima attività che si compie; la costruzione della lettura (e del giudizio), perfezionandosi, esegue la propria intrinseca decostruzione.

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