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ISSN: 2333-9721
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Enthymema  2012 

La “gravità” dei Settanta: reticolarità e dissidenza in Gravity’s Rainbow di Thomas Pynchon

DOI: 10.6092/2037-2426/2686

Keywords: Pynchon , Gravity’s Rainbow , paranoia , cospirazione , reticolarità

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Abstract:

Uno dei cambiamenti radicali avvenuti negli anni Settanta in ambito statunitense riguarda il concetto di soggettività e la sua relazione con i sistemi politici, mediatici ed economici impegnati a produrla e controllarla. La deriva della controcultura in frange estremiste e la svolta conservatrice imposta dalla presidenza Nixon impongono un clima paranoico e cospiratorio, in cui il soggetto critico si scopre ganglio di larghe strutture ramificate che aspira a distruggere poteri oppresivi sovraindividuali, siano essi statali, militari o informativi, ri-negoziando di volta in volta la propria identità come libera o antagonistica. Tuttavia spesso la “dissidenza” rispetto a queste strutture finisce per essere un gesto fatuo, letale, o addirittura irrealizzabile. Le possibilità e i limiti di questa autodeterminazione politico-culturale del soggetto sono variamente espressi dalla letteratura americana del decennio, in particolare da Gravity’s Rainbow (1973) di Thomas Pynchon, in cui il mondo travolto dalla Seconda Guerra Mondiale appare come una metafora della rete di trame eterogenee, concatenate e impercettibili amplificate dalla Guerra Fredda e sostenute dal potere tecnologico-informativo destinato ad esplodere negli anni Settanta. Pynchon sintetizza la complessità e l’ambivalenza del sistema culturale postmoderno, nel quale l’individuo, sadicamente manipolato, fatica a concepire spazi di libertà e ad organizzare forme collettive di resistenza.

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