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L'Uomo delinquente di Cesare Lombroso: tra scienza e letteraturaDOI: 10.4000/criminocorpus.1905 Abstract: Questo articolo presenta il rapporto tra Cesare Lombroso e la letteratura, con particolare riferimento alla prima edizione dell’Uomo delinquente (1876). Rispetto agli studi precedenti che hanno riguardato soprattutto l’“effetto lombroso“ sui critici e gli scrittori successivi, questo contributo presenta l’“effetto letteratura“ sul pensiero lombrosiano tra gli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, quando Lombroso apprende dalla linguistica a riflettere sulle origini dell’uomo, dall’antropologia a definire la nozione di atavismo, dalla letteratura a modellare la propria scrittura narrativa. L’articolo cerca di precisare la struttura dell’Uomo delinquente, la retorica della descrizione fisiognomica (fondata sull’ipotiposi e non sull’iperbole) e la biblioteca dei libri consigliati (in primis Dante e Manzoni, riletti con fortuna anche nella critica letteraria del tardo Ottocento italiano) e proibiti (tra cui Ovidio, Petronio, Apuleio, la letteratura picaresca, il romanzo francese dell’Ottocento).
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